Nascita di un collettivo di scrittura
Un afoso pomeriggio d'agosto, due giovani precari, una email, molte birre scure...
Ci è capitato di raccontarla tante volte, la nascita di Tersite Rossi. Ma non l’abbiamo mai messa per iscritto. Lo facciamo qui. Così resta e non corriamo il rischio di dimenticarcene, prima o poi.
Correva l’anno 2007. Non eravamo ancora trentenni. Ci definivamo il professore (Mattia) e il giornalista (Marco). Ma in realtà si annaspava tra precariato e disoccupazione, con tre lauree e un master in tasca. E pure un libro già pubblicato (da Marco) due anni prima, nell’indifferenza generale, nonostante il titolo altisonante: “Verità e informazione. Critica del giornalismo contemporaneo”. In chiave occupazionale, utile come la carta igienica. Anche se galeotto fu proprio quello.
Mattia ne fu infatti uno dei pochissimi lettori. E dopo la lettura contattò Marco per proporgli di tenere un corso di giornalismo nell’ambito del progetto-giovani di cui era responsabile. In pratica, visto che il lavoro scarseggiava, ce lo creavamo da soli. Marco ovviamente accettò. Era il 2006.
Il corso partì, fu una bella esperienza e tra noi nacque un’amicizia. Eravamo diversi e complementari. A partire dai capelli. Per finire coi gusti in fatto di donne. Per questo funzionava (e, tra ovvi alti e bassi, funziona tuttora).
L’email arrivò l’anno dopo. Quella email. Da Mattia a Marco. Ormai l’episodio si perde nella notte dei tempi e per di più l’email è disgraziatamente andata perduta (era l’epoca in cui ci si affidava a provider più o meno casuali, cambiandoli di frequente e perdendo ogni volta la relativa corrispondenza). In ogni caso, recitava più o meno così:
“Ciao. Ti va di scrivere un romanzo insieme?”.
Era una calda giornata estiva ed entrambi abitavamo, come del resto abitiamo ancora oggi, in Trentino. Tra laghi e montagne. Anziché immergersi nel fresco della natura, però, Mattia, novello Leopardi, se ne restava chiuso nella sua camera, pensando a romanzi da scrivere. In due, per giunta.
Quando lesse quell’email, Marco rilevò d’istinto qualcosa di problematico e, nonostante l’etica gli imponga, suo malgrado, di rispondere entro ventiquattro ore a qualunque email gli pervenga, non rispose. Gli parve una proposta tanto spiazzante quanto insensata, e decise di ignorarla.
Poteva finire lì, ma Mattia era un osso duro. Ciò che fece allora, oggi si sarebbe chiamato “stalking”, e sarebbe stato un reato. Si rifece sotto. Invitò Marco a un convegno dove parlava Gianni Vattimo. Sempre d’estate, col sole fuori. Nessuno avrebbe accettato un invito simile, ma anche Marco, dal canto suo, era problematico, e quindi accettò. La perfida trappola ordita da Mattia scattò subito dopo il convegno, davanti a una birra scura. O forse più di una.
- Ti va di scrivere un romanzo insieme? - propose nuovamente.
E, senza attendere risposta, stavolta spiegò e circostanziò. Aveva già il soggetto nel cassetto, disse. Giaceva lì da quindici anni, aggiunse. Nel 2007 avevamo entrambi 29 anni. 29 - 15 = 14. Fu il calcolo che Marco fece subito, mentalmente, mentre Mattia continuava a spiegare e circostanziare. Questo ragazzo deve aver avuto un’adolescenza difficile, pensò a quel punto. E in lui scattò l’istinto dell’amico. Aiutiamolo, si disse. Diciamogli di sì. Poi stasera si torna a casa, si smaltisce la sbronza e domani amici come prima. Così fece.
Il giorno dopo la sbronza passò, ma l’idea rimase. Senza perdere tempo, sempre d’estate, col sole fuori, estraemmo il soggetto da quel cassetto e iniziammo a lavorare a quello che, tre anni dopo, tre anni faticosissimi e bellissimi, sarebbe diventato il nostro romanzo d’esordio.
Era nato Tersite Rossi1.
Sappiamo che smaniate per sapere come mai scegliemmo di chiamarci Tersite Rossi: ve lo spiegheremo in un prossimo post. Restate collegati!