Nascita di uno pseudonimo
Tersite, chi era costui? Ve lo spiega il signor Rossi
- Ti ricordi di Tersite?
La sera d’estate in cui, davanti a varie birre scure, Tersite Rossi vide la luce (ve l’abbiamo raccontata in un precedente post), ancora non sapeva che si sarebbe chiamato Tersite Rossi, per lo meno fino a quando Mattia, pulitisi i baffi dalla schiuma della birra appena scolata, pose quella domanda a Marco, intento, dal canto suo, a tracannare un abbondante sorso della sua.
Stavamo cercando uno pseudonimo per il neonato collettivo di scrittura. Ne avevamo bisogno per varie ragioni. Primo, perché, immaginandoci già in libreria, nel pieno delirio di onnipotenza che colpisce ogni scrittore esordiente, ci pareva che i nostri due nomi in copertina sarebbero stati ridondanti: Mattia Maistri e Marco Niro, troppe consonanti nasali, non suonava bene. Secondo, perché avere uno pseudonimo ci avrebbe permesso di creare interesse e tirarcela un po’. Terzo, perché così, quando durante le presentazioni dei nostri romanzi ci avrebbero chiesto come mai lo avevamo scelto, almeno a quella domanda avremmo saputo rispondere.
- Tersite? - rispose Marco, pensieroso. - No, non mi ricordo…
Eppure anche lui, come Mattia, aveva fatto il classico. Ma quello dei due che al liceo studiava davvero era Mattia, che infatti sarebbe diventato professore, mentre Marco si sarebbe limitato al giornalismo. Fu così che Mattia, paziente, glielo ricordò.
Tersite è un personaggio dell’Iliade di Omero, non certo fra i più noti. È un guerriero, ma molto diverso dagli altri, sia sul piano fisico che su quello morale. Mentre gli altri sono tutti belli e aitanti, Tersite è brutto e storpio. Mentre gli altri sono coraggiosi e pronti alla bella morte, Tersite è un cordardo che della bella morte farebbe volentieri a meno. A un certo punto, proprio davanti agli altri altri guerrieri, tra cui Ulisse, dice di essere stufo di combattere per un bottino che verrà spartito da altri. Sulle prime, ottiene l’appoggio di molti, sfiancati anch’essi dal lungo assedio a Troia. Poi però, quando è Ulisse in persona a scagliarsi contro di lui, resta solo. E viene prima dileggiato e dopo malmenato (fino, secondo fonti non omeriche, a rimanere ucciso per mano di Achille, in altra circostanza).
- E quindi? - domandò Marco, cui la birra e l’ora tarda avevano tolto lucidità.
- E quindi - continuò paziente Mattia - Tersite incarna la figura dell’antieroe. Il primo antieroe della letteratura.
- Antieroe? - domandò Marco, bevendo un altro sorso.
- Sì, inteso come chi perde con metodo. Chi sa che la partita è truccata, ma decide comunque di giocarla.
- Mi piace! - disse Marco, ordinando altre due birre.
- Ed è così che ci chiameremo - concluse Mattia, al colmo dell’entusiasmo. - Tersite!
Le nuove birre arrivarono e noi brindammo al nome appena trovato.
- Ci vorrebbe anche un cognome, però - osservò Marco.
Mattia, ovviamente, ci aveva già pensato.
- Rossi - rispose prontamente.
- Come Vasco?
- No.
- Come Paolo?
- No.
- E come chi, allora?
- Come l’uomo della strada. Il signor Rossi.
Se Tersite, il nome, era una citazione classica da gente “studiata”, spiegò Mattia, il cognome doveva richiamare, per contrasto, qualcosa di semplice, popolare. E chi è più semplice e popolare dell’uomo della strada? A lui, al signor Rossi, ci saremmo rivolti con i nostri romanzi popolati di antieroi. Perché a noi non sarebbe importato parlare all’élite, ma al popolo.
- Mi piace! - disse Marco alzando il boccale.
- A Tersite Rossi! - disse Mattia alzando il suo.
Brindammo di nuovo.
Il collettivo aveva un nome.
A quel punto bisognava solo dimostrare di esserne all’altezza.
L'altezza c'è. 😊