Terza puntata di cinque
2. I briganti
Il sole splendeva e la diligenza avanzava nel fitto del bosco, diretta in città. I sei cavalli che la trainavano procedevano a passo cadenzato, né spediti né lenti, tenuti saldi alla briglia dal cocchiere. A bordo si trovavano parecchi valori e quattro persone, tre gentiluomini e una nobildonna.
Svoltata una curva stretta, i cavalli s’impennarono imbizzarriti e la diligenza si arrestò di colpo. Davanti ai loro musi, e al volto impallidito del cocchiere, quattro uomini a cavallo se ne stavano immobili come statue, il viso celato da fazzoletti neri e le pistole in pugno.
- Mani in alto! - intimò al cocchiere quello che aveva l’aria di essere il capo.
Il cocchiere, tremante, ubbidì.
Il brigante che comandava si avvicinò alla diligenza, seguito dagli altri tre. Uno mantenne sotto tiro il cocchiere, mentre gli altri avanzarono. Uno andò a posizionarsi dietro la diligenza. Il capo e l’altro si portarono invece ai suoi lati, uno a destra e uno a sinistra.
- Vediamo un po’ cosa abbiamo qui... - disse il capo affacciandosi al finestrino.
All’interno, la donna tremava di paura, mentre i tre uomini cercavano di non darlo a vedere. Uno di loro pareva riuscirci meglio degli altri, e fu lui a fare la sciocchezza di muovere il braccio, per provare a estrarre la pistola che teneva sotto il mantello. Il brigante che era dall’altra parte lo freddò prima che potesse arrivare a toccarla.
Lo sparo e poi le grida degli altri passeggeri squarciarono il silenzio del bosco e indussero i cavalli a impennarsi nuovamente. Il cocchiere faticò a tenerli a bada, ma vi riuscì.
- Se non volete fare la stessa fine - disse il capo rivolgendosi agli altri due uomini - uscite con le mani bene in vista.
I due, terrorizzati, ubbidirono, lasciando la donna sola a bordo, in compagnia del cadavere.
- Perquisiscili - disse il capo al brigante che si trovava dall’altra parte della diligenza. - E tu svuota la cassa - disse a quello che si era posizionato dietro, riferendosi al grosso baule che si trovava sul retrocarrozza.
Poi spostò lo sguardo sulla donna, e ghignò.
- Piacere di conoscerla, madama. Le dispiace se salgo?
La donna trasalì e si mise a urlare.
Il capo dei briganti montò a bordo, la zittì con due potenti ceffoni, chiuse le tende e, scostato un poco il cadavere di fianco alla donna, iniziò a violentarla.
La diligenza prese a dondolare sotto gli occhi attoniti del cocchiere e dei due passeggeri, e quelli divertiti degli altri tre briganti.
Il dondolio cessò in un paio di minuti.
La porta della diligenza si aprì e il capo dei briganti ne uscì soddisfatto.
- Quanto abbiamo raccolto? - domandò ai suoi uomini.
- Parecchio - rispose uno di loro.
- Molto bene. Voi - disse rivolgendosi ai due passeggeri - tornate dentro e andate a consolare la signora. E tu - disse rivolgendosi al cocchiere - riparti e comunica a tutti che la banda del Bello colpirà ancora.
I due passeggeri rimontarono e subito dopo il cocchiere frustò i cavalli, urlando l’ordine di muoversi. La diligenza riprese la sua marcia, stavolta correndo a tutta velocità.
- E questo tu lo chiami parecchio? - chiese il Bello.
I quattro briganti, dopo la rapina, si erano addentrati nel bosco, avevano trovato un posto sicuro dove fermarsi ad accendere un fuoco per cucinare e ora se ne stavano seduti a mangiare carne salata e fagioli.
- Sono più di mille lire, Bello. E ce ne sono altrettante in gioielli...
Il Bello, che era soprannominato così per via della sua incredibile bruttezza, sbuffò e si fece ancora più brutto.
- E cosa vuoi che siano? - rispose. - Ci servono pistole e cavalli nuovi, e poi quel che resta non basta per la grappa e le puttane di una settimana... La cosa migliore che ho trovato su quella diligenza è la troia che mi sono sbattuto...
Gli altri tre risero. Erano orgogliosi di far parte della banda del Bello, che firmava le sue rapine con gli stupri. Quando c’era materia prima, ovviamente. Erano già arrivati al settimo colpo in un anno, e in ben cinque occasioni la materia prima l’avevano trovata. Erano diventati il terrore della regione, ma le guardie del regno proprio non riuscivano a prenderli. Erano troppo pigre, e loro troppo scaltri.
- Qui ci vuole un colpo grosso, ragazzi - disse il Bello. - Un colpo per cambiare vita e andarcene da questo schifo di boschi. E avrei anche in mente quale.
Gli altri si fecero tutt’orecchi.
- Avete presente la fabbrica di tabacco, giù in città?
Gli altri annuirono.
- Il padrone, Giacomo Rovelli, abita dall’altra parte della valle, in un cazzo di castello enorme.
Gli altri dissero che sapevano quale.
- E allora ecco cosa facciamo noi: andiamo lì una notte, entriamo e portiamo via tutto quello che riusciamo, incluso lui. E poi chiediamo il riscatto alla famiglia. Un milione, non una lira di meno.
Agli altri brillarono gli occhi.
- Un milione? - disse uno di loro. - Cristosanto, Bello, sono un bel po’ di soldi... Sei sicuro che li hanno?
- Li hanno, li hanno - rispose il Bello. - Quella fabbrica vale dieci volte tanto. Insomma, ci state?
Gli altri, eccitati, risposero di sì.
- Quando lo facciamo? - domandò uno di loro.
Il Bello ghignò, prima di rispondere.
- Ho sentito dire che quel figlio di puttana ha una strana usanza... Quando le operaie della sua fabbrica, quelle che vivono nel suo villaggio, si sposano, quel maiale se le porta al castello e lì se le scopa, proprio la notte del loro matrimonio... Le svergina lui, il vecchio porco...
Gli altri dissero che l’avevano sentito dire pure loro.
- E allora noi - riprese il Bello - guardiamo qual è il prossimo matrimonio in quel cazzo di villaggio e quella notte ci presentiamo al castello. Così, oltre a Rovelli, troviamo pure la materia prima per firmare il nostro ultimo colpo. E lo firmiamo tutti e quattro, stavolta, uno dopo l’altro. Che ne dite?
Il grido di approvazione si levò bestiale e risuonò sinistro nel bosco, spaventando ogni suo abitante.
- Mani in alto! - disse il Bello dopo aver fatto irruzione coi suoi uomini in camera da letto, il viso celato dal fazzoletto nero e la pistola in pugno. Poi incollò lo sguardo su Rita, incapace di credere a tanta bellezza. - Te le scegli proprio bene, le tue troie, Rovelli.
Sia Rovelli, la cui erezione era di colpo scomparsa, sia Rita, il cui colorito aveva fatto altrettanto, rimasero muti, immobili.
Il Bello fece un cenno ai suoi uomini, i quali avanzarono verso il letto.
- Adesso ti spiego in poche parole cosa succederà qui dentro - disse al padrone il capo dei briganti. - Per prima cosa, ti leghiamo a quella sedia lì e resti a guardarci mentre noi, a turno, facciamo sentire alla verginella com’è fatto un uomo. Dopo ti sleghiamo e tu ci porti a prendere tutti i soldi e tutti i gioielli che ci sono dentro a questa baracca. E alla fine vieni via con noi, e qui ci torni solo se i tuoi sganciano un milione tondo tondo, non una lira di meno. Tutto chiaro?
Rovelli non rispose.
Uno dei briganti gli abbatté sulla fronte il calcio della pistola.
- Rispondi al capo - gli disse.
Rovelli, debolmente, rispose di sì.
Nuovamente il calcio della pistola gli rovinò sul volto.
- Più forte, il capo non ha sentito.
- Sì - urlò Rovelli sofferente. - Ho capito!
A quel punto due dei briganti lo fecero scendere dal letto, lo portarono alla sedia e lo legarono. Il terzo, invece, tenne ferma Rita, toccandola con brama.
Solo a quel punto il Bello si mosse verso il letto. Giunto di fianco a lei, la squadrò avidamente da capo a piedi.
- Sei troppo bella, tu - le disse. - Finisce che ci muori, di tutta questa bellezza...
Poi rinfoderò la pistola, montò sul letto e si calò le braghe.
Rita, disperata, si dimenava invano, senza riuscire a capire come il viatico per la sua nuova vita si fosse potuto trasformare di colpo in quell’incubo agghiacciante.
- Ti farà male - ghignò il Bello tirando fuori il pene già rigido.
Rita, ormai in lacrime, lanciò un urlo e guardò verso il padrone, come per chiedere aiuto a colui che, in confronto al selvaggio che stava per violentarla, ora le pareva un gentiluomo. Ma il padrone era legato alla sedia e la fissava impotente, con occhi spenti.
Il Bello si chinò sopra Rita, pronto a penetrarla.
Fu a quel punto che nella camera irruppero altri quattro uomini, il viso celato da fazzoletti rossi e le pistole in pugno.
- Fermo o sparo! - intimò al Bello quello più alto, che aveva l’aria di essere il capo.
Fine della terza puntata
La quarta verrà pubblicata il 16 gennaio 2025
Accipicchia, adesso sto cercando di indovinare chi sono i nuovi pseudo banditi.