"Il predatore" di Marco Niro (2024)
In libreria il romanzo d'esordio di uno dei due membri del nostro collettivo
Care lettrici e cari lettori del dispaccio,
per la prima volta in oltre due anni a scrivervi non è il collettivo, ma soltanto uno dei suoi due membri. E questo perché, come preannunciato nel post di un mese fa, per la prima volta è arrivato in libreria, giusto ieri, un romanzo che non è firmato da Tersite Rossi, ma soltanto da uno dei suoi due membri, Marco Niro, ovvero il qui scrivente.
Il romanzo s’intitola “Il predatore” ed è un noir ambientato in montagna, dove una piccola comunità è sconvolta dall’arrivo di un orso e le paure più ataviche trovano di colpo libero sfogo, prendendo rapidamente il sopravvento.
Nei panni di Marco Niro avevo pubblicato finora solo un saggio e un libro per ragazzi. Quindi “Il predatore” è per me, di fatto, l’esordio letterario, difficile ed elettrizzante come tutti gli esordi. L’ho scritto con passione e impegno, provando a raccogliere una duplice sfida.
Usare il genere per fare narrativa d’inchiesta
La prima sfida era legata alla forma: volevo provare a usare i tipici tratti del genere, in tal caso soprattutto quelli del noir, ma anche del giallo e del thriller, non tanto per sovvertirli o addirittura rinnegarli, come sempre ha fatto Tersite Rossi, quanto, più rispettosamente diciamo, per “piegarli” e renderli funzionali alla causa della narrativa militante e d’inchiesta, ovvero l’unico modo, credo, per fare sì che il genere letterario resti vivo e significativo, senza limitarsi a essere uno stampino o peggio ancora una gabbia. Tutto questo infilandomi nel filone della cosiddetta “letteratura di montagna”, oggi molto significativo e frequentato.
Scrivere di montagna, figuri ambigui e fauna selvatica
La seconda sfida, invece, aveva a che fare col contenuto: senza essere un montanaro (in montagna ci vivo da quasi vent’anni, ma ho trascorso in riva al Po i miei primi venticinque), volevo provare a scrivere di montagna focalizzando su una certa realtà meschina che da troppo tempo vedo prevalere, una realtà popolata da figuri ambigui, che dicono di volersi battere per il futuro della montagna e al tempo stesso la distruggono, come ambiente e come cultura. Il rapporto distorto che è venuto a crearsi tra uomo e fauna selvatica, tra noi e gli orsi, m’è parso l’elemento più emblematico, oggi, se si vuole capire la realtà di cui sto parlando. E così ho deciso di metterlo al centro di questo romanzo.
Un romanzo attuale... che non doveva esserlo
Vi dirò anche da cosa “Il predatore” non nasce, e probabilmente sarà una cosa difficile da credere: non è un romanzo che ho scritto per cavalcare l’attualità. Mi è testimone l’editore, che ha ricevuto la bozza nel 2021, ovvero due anni prima che la cronaca si riempisse dei fatti tragici che tutti conosciamo, e che hanno trasformato la delicata questione della convivenza tra uomo e fauna selvatica in un feroce, irrazionale dibattito tra tifoserie, tanto privo di scientificità quanto caratterizzato, fin troppo, da strumentalità bieca e opportunista. Eppure... Eppure, chi leggerà oggi “Il predatore” non potrà fare a meno di pensare che io abbia preso spunto direttamente da quei fatti, e lo dico perché io stesso, nel rileggerlo, ho pensato: “Com’è possibile? Le cose sono andate proprio così, quasi identiche a come le avevo immaginate...”. Quasi, per fortuna. Quando leggerete, capirete cosa intendo. E a quel punto sono certo che non mi crederete.
In ogni caso, buona lettura!1
Marco Niro
“Il predatore” è pubblicato da Bottega Errante, editore piccolo ma battagliero (come piacciono a noi), che da anni lavora con grande acume nell’ambito della letteratura di montagna e di frontiera (pubblicando fra l’altro nomi quali Paolo Rumiz e Loredana Lipperini). “Il predatore” può essere acquistato in tutte le librerie digitali e non, come “Amazon” o “Ibs”. Noi vi invitiamo ad acquistarlo su Bookdealer, la piattaforma online delle librerie indipendenti. Oppure, meglio ancora, entrando in una qualsiasi piccola libreria delle vostre città.
L'ho finito, bellissimo! Avvincente, emozionante e anche commovente specie il finale. Secondo me con Gleba il migliore dell'officina Tersite Rossi... Temevo che la versione solista fosse minore, e invece tutt'altro... Bravo Marco!!!
Sto già leggendo... L'idea di partire col punto di vista dell'orso è molto originale... Vado avanti