Il nuovo Einstein (4)
Una storia che sa di cunicoli spazio-temporali. Instabili
Quarta puntata di cinque
Anno 2122
Appena dodici mesi dopo quel primo viaggio nel tempo, Carlo fu in grado di ripetersi. Per andare in direzione opposta, stavolta, essendo finalmente riuscito a conferire alla materia esotica la densità energetica negativa necessaria a permettergli il viaggio nel passato.
E aveva fatto appena in tempo, pensò mentre avviava l’acceleratore, perché presto, probabilmente, di tempo non ne avrebbe avuto più. Durante quell’ultimo anno, la situazione attorno a lui era rapidamente peggiorata. Da un lato, i super ricchi si erano trasferiti ormai quasi tutti su Algoran, per cui i finanziamenti all’agenzia spaziale internazionale si erano progressivamente ridotti, per lo meno sulla Terra, perché da tempo era previsto che, con gli ultimi viaggi spaziali, anche tutto il personale dell’agenzia, e Carlo innanzitutto, si trasferisse su Algoran per proseguire lì le proprie attività. Dall’altro lato, gli assalti dei disperati alla cittadella che ospitava l’agenzia si erano fatti sempre più frequenti e minacciosi, proprio quando una parte del personale militare preposto alla sua difesa aveva cominciato a disertare, preoccupato dalle voci secondo cui, una volta partita per Algoran l’ultima navicella di super ricchi, loro, i militari, sarebbero stati abbandonati sulla Terra, dato che su Algoran i loro padroni non avevano nemici da cui difendersi strenuamente, ma solo enormi ricchezze da godere in via esclusiva.
Mentre il guscio si formava, Carlo lanciò un’occhiata preoccupata alla porta del laboratorio, quasi che potesse spalancarsi da un momento all’altro, lasciando entrare masse di disperati decisi a vendicarsi una buona volta di lui e del fallimento che aveva impedito loro di salvarsi. La porta però non si mosse e il guscio prese definitivamente forma, permettendo al cunicolo di aprirsi. Finalmente, Carlo avrebbe avuto modo di porre rimedio a quel fallimento, e farsi così perdonare. Con gambe tremanti, scese la scaletta e raggiunse il varco. Un altro passo e sarebbe entrato nel passato. Nel proprio passato.
Anno 2058
Mattina presto.
Primavera.
Il sole è già caldo.
Troppo caldo.
Carlo si guarda attorno. Il posto è quello. Napoli, il Vomero. La villetta. Quando la scorge si commuove, respirando a pieni polmoni il profumo della sua infanzia. Ma non ha tempo per i ricordi, né per le lacrime. Ha solo cinque minuti. Cinque minuti per lasciare il suo messaggio e cambiare il corso della storia.
Si apposta in fondo alla via e attende. Passano solo pochi secondi prima che possa vederlo: maglietta e calzoncini, passo svelto, il se stesso bambino esce di casa. Sta andando a scuola e in mano tiene “Paria dei cieli” di Asimov.
È a quel punto, dopo che il bambino ha mosso solo pochi passi fuori dal cancello della villetta, che Carlo gli si para davanti.
Il bambino lo guarda in faccia, ma non lo riconosce. Non può riconoscerlo e probabilmente dimenticherà il suo volto. Come pure il suo vestito, e forse anche il suo tono di voce. Quello che dovrà ricordare sono solo le sue parole. Quelle che sta per dirgli.
Carlo si avvicina, a passo lento.
Il bambino, fermo ad attenderlo, non si spaventa. Forse c’è qualcosa che gli rende familiare quella figura di adulto. Qualcosa che lui non può capire, ma può intuire, e che gli suggerisce di stare tranquillo, perché quell’uomo non si sta avvicinando per fargli del male.
Carlo, adesso, è davanti a lui. Si inginocchia, per incrociare bene lo sguardo del bambino. Trova persino la forza di sorridergli. E poi gli parla. E gli dice quelle parole. Quelle che il bambino non dovrà mai dimenticare.
- Non dovrai mai permettere il viaggio.
Carlo se ne resta per un lungo istante in silenzio, a fissare il bambino, prima di parlare di nuovo.
- Hai capito cosa ho detto? - gli chiede.
Il bambino fa di sì con la testa, anche se in realtà, ovviamente, non ha capito nulla. Non è adesso che deve capire, del resto, ma in futuro, quando sarà adulto. Prima che sia troppo tardi.
- Allora ripetilo - gli chiede Carlo. - È importante - aggiunge. - È la cosa più importante di tutte.
- Non dovrò mai permettere il viaggio - ripete il bambino.
Adesso è Carlo ad annuire, soddisfatto. Quel bambino capirà, ne è sicuro. Quel bambino non lo deluderà.
- Mai - gli ribadisce. - Mai e poi mai.
A quel punto, il tempo è quasi finito e non c’è altro da dire. Carlo si solleva, tornando in piedi, e fa un cenno con la mano al bambino, una specie di saluto. Poi, appena prima che scadano i cinque minuti, si volta e se ne va, sparendo per sempre dal proprio passato.
Fine della quarta puntata
La quinta verrà pubblicata il 30 novembre 2021