“Vuoto” di Ilaria Palomba (2022)
Un’opera letteraria scritta per non morire, come se ne pubblica, oggi, una su un milione
Il cielo malva e lilla tracciava diagrammi nelle nuvole ingoiando la stanza. Le ombre nel muro avevano lineamenti felini. Tra le pareti le cose che non ci siamo mai detti
Stanca di sentirsi sul punto di straripare, Iris realizza che è giunto il momento di affrontare il suo inconscio, inizia a guardarsi dentro senza filtri. Rivede le spiagge salentine che le hanno strappato l'innocenza e i quartieri della capitale in cui ha cercato fortuna, ritrova nei ricordi adolescenziali frammenti di sé stessa che credeva perduti, insegue gli spettri di un amore fatale e di un'amicizia che si è trasformata in un rimpianto. Fino a far emergere le corrispondenze segrete fra gli eventi della propria vita.
Perché leggerlo
Perché è l’analisi spietata e coraggiosa di un’esistenza che paga cara l’attitudine all’onestà e all’insubordinazione: la paga con l’abbandono, la marginalità, il dolore. Perché il lettore sente tutto il peso di ciò che resta a chi è sincero e si ribella in un mondo che, dal basso del suo buon senso (“il codice”), chiama follia la verità e disturbo la ribellione: resta il vuoto. E, nel vuoto, la poesia, quella di cui le pagine dell’opera sono disseminate: “Il cielo malva e lilla tracciava diagrammi nelle nuvole ingoiando la stanza. Le ombre nel muro avevano lineamenti felini. Tra le pareti le cose che non ci siamo mai detti”; “La vita è un film interrotto da un segnale stridente che porta il mio nome”; “Siamo mancanze che s’incontrano specchiandosi nei vuoti”. E, nel vuoto, la letteratura: ci sono echi di Celine, Bukowski, Bolaño, e citazioni letterarie sfavillanti; nel vuoto, c’è la letteratura che ormai non esiste più, ingoiata dal mercato: “I tempi di Pavese e Calvino sono andati, ora regna per lo più avidità, mimesi sgraziata e fame di gloria. Nessuno scrive più con quella necessità che ti strappa i capelli, nessuno lo fa per non morire”. Bisogna leggerlo, questo libro, perché Ilaria Palomba, lei sì, scrive per non morire, perché la sua è letteratura, che le maglie della cosiddetta grande editoria, slabbrate dalla rincorsa al lettore, non hanno saputo intercettare, perché ormai trattengono solo ciò che è “in linea con i flussi del denaro”. Bisogna leggerlo, questo libro, perché il vuoto “è un diamante, è la cosa più preziosa che io abbia”, e in quel vuoto, nonostante tutto il dolore, l’autrice intravede la via, e noi lettori con lei: “Delirare il mondo, non partire e non concludere”; “E poi continua a ridere, ma non di loro, di tutto, di tutto questo - il gioco, il codice, la messa in scena”. Va letto, “Vuoto”, perché non è un romanzo, non è un diario, in fondo non è nemmeno un memoir: è un’opera letteraria, semplicemente. Come ormai se ne pubblica, nel desolato panorama editoriale italico, una su un milione.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.
Anch'io l'ho letto e sono totalmente d'accordo con Tersite Rossi. Si tratta di un libro scritto con grande coraggio e grande capacità letteraria, poetica mi vien da dire. Complimenti all'autrice.
Letto... davvero poca cosa. Non c'è capacità di andare oltre sé stessi, come ogni opera d'arte, degna di questo nome, dovrebbe Questo libro è un segno dei tempi, in cui s'è sempre più assottigliato il confine tra privato e pubblico e il voyeurismo è il pane quotidiano di ognuno. Dalla televisione ai social. Tutto ha la pretesa di essere raccontato e, perché no, spacciato per creazione artistica. Ma non è sufficiente una radiografia di sé stessi per fare letteratura. Insomma, qui non si và oltre se stessi, col narcisismo di raccontarsi minuziosamente, ma senza giungere ad una sintesi, a un pensiero, anche nichilista che voglia essere.
In definitiva mi sembra una lettura per adolescenti.
Che senso ha poi, o comunque che interesse per un lettore smagato, essere sinceri, dire la verità su di sé, se si è costruita una personalità (e/o una malattia della personalità), nell'incapacità di aspirare ad un'autenticità?