"Terminus radioso" di Antoine Volodine (2014)
Un romanzo grandioso che trasforma la fine dell'umanità in una farsa
Come tutte le mattine, da alcune migliaia di stagioni a quella parte, Nonna Udgul girò il pomello della radio che era appoggiata accanto alla poltrona. Voleva sapere se, durante la notte, la civiltà fosse stata reintrodotta, o almeno se l’umanità fosse sopravvissuta alla degenerazione organica, ai cancri provocati dalla contaminazione generalizzata, alla sterilità e alla tentazione di imboccare la strada verso il capitalismo
Steppa sconfinata. Bianco nitore d'inverno. E d'estate le erbe, mutanti, che ondeggiano accarezzate dal vento. Un mondo contaminato, reso invivibile dalle esplosioni di reattori nucleari impazziti, orgoglio di una Seconda Unione Sovietica sull'orlo dell'abisso. Unica eccezione a questo vuoto dominato dalla natura è Terminus radioso, un kolchoz dove la vita continua a scorrere intorno a una pila atomica sprofondata nel terreno. Laggiù Nonna Udgul, a cui le radiazioni hanno regalato una sorta di immortalità, gestisce le operazioni di smaltimento dei rifiuti radioattivi, e Soloviei, il presidente, guida con i suoi poteri sovrannaturali i pochi superstiti (dalla quarta di copertina).
Perché leggerlo
Perché è un romanzo grandioso che, annullando quasi il concetto di tempo, ci mostra in modo visionario la fine dell’umanità, se non proprio del mondo. Perché non lo fa con toni tragici, ma farseschi, ed è questa la sua grandezza. Perché quello che Volodine racconta è un incubo angosciante, ma, mentre lo leggiamo - o lo sogniamo? - non ce ne accorgiamo, come se fossimo anche noi uguali ai suoi personaggi, morti che non sanno di esserlo. Perché, infine, è molto efficace nel dissuadere chi crede ancora al nucleare pulito.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.
Non ho letto il libro. Ad una lettura rapsodica di quanto riportato, mi sembra che la narrazione si fondi su antitesi/ossimori: tempo inesistente/tempo storico, spazio sconfinato e desolato/kolchoz animato, morte/vita. Non saprei dire perché, ma mi è venuto in mente Tommaso Landolfi.
Onnisciente con la "i"