Seconda puntata di tre
Los Angeles, Stati Uniti d’America
Il fischio del reclutatore si levò sopra il rumore del traffico e mise in subbuglio l’accampamento, cresciuto disordinatamente sulla scarpata dell’autostrada. I barboni uscirono dalle loro baracche di lamiera e gli si radunarono attorno. Pronti per un nuovo assalto al treno.
Dalla sua baracca, invece, Tom si limitò ad affacciarsi, senza uscirne. Non aveva alcuna intenzione di farsi reclutare da quel negro. Non prendeva ordini da nessuno, lui. Dopo essere tornato dall’Afghanistan e aver lasciato l’esercito con disonore, non aveva voluto più saperne, di ordini. Né dai militari, né dai padroni che aveva trovato dopo, sulla sua strada di reduce traumatizzato, alcolizzato e tossico, a dargli lavori di merda sottopagati e logoranti. Come l’ultimo che aveva fatto, il peggiore di tutti, dentro un enorme magazzino di Amazon dove gli era quasi venuto un infarto, a impacchettare per otto ore al giorno le tonnellate di roba che la gente acquistava su internet. Da non credere, quanta cazzo di roba comprava la gente. Un lavoro del genere sì che poteva uccidere, altro che la guerra o il crack. Così, prima di restarci secco, si era licenziato e aveva deciso di farla finita con quello e con tutti gli altri lavori del mondo. E aveva iniziato a vivere senza un tetto sopra la testa, di espedienti, lui che una famiglia non l’aveva più e soldi da parte nemmeno. Da allora era passato un anno e fino a quel momento gli era andata piuttosto bene. Qualcosa da mangiare la trovava quasi ogni giorno, e in qualche modo tirava avanti. Alla peggio, se la fortuna girava di brutto, sarebbe morto e fine della storia. Ma almeno sarebbe rimasto libero. Fino all’ultimo.
- E tu che fai? - gli domandò bruscamente il negro. - Vieni o no?
- No - rispose Tom.
- Cazzi tuoi - disse il negro, sputando per terra. Poi ordinò agli uomini che aveva reclutato di salire sul furgone e lasciò l’accampamento, diretto allo snodo merci di Lincoln Heights, a mezzo miglio da lì.
Solo a quel punto Tom uscì dalla baracca e si avviò a passo svelto nella stessa direzione.
Quando arrivò sul posto, gli assalitori reclutati dal negro, quelli dell’accampamento di Tom e decine di altri provenienti da altre tendopoli sparse un po’ ovunque a East Los Angeles, erano già in posizione di lato alle rotaie, completamente invase dagli imballaggi di plastica e cartone lasciati a terra dopo le precedenti razzie. Un po’ più distanti, sovrintendevano all’imminente assalto alcuni uomini armati, tra cui il negro stesso. Sarebbero intervenuti solo se le guardie della Union Pacific Railroad si fossero fatte vive. Ma capitava di rado. Non era gente disposta a rischiare la pelle, quella. Gli scontri a fuoco non convenivano. Tanto c’erano le assicurazioni, a rifondere tutto.
Iniziò a sentirsi il rumore del treno in arrivo. Quando sbucò dalla curva, entrando nella strettoia di Lincoln Heights, il convoglio, lunghissimo, aveva già iniziato a rallentare. Non poteva fare altrimenti, in quel tratto. Quando finalmente fu a tiro, gli uomini, allenati dalle decine di saccheggi precedenti, lo assaltarono muovendosi con precisione e rapidità.
Alcuni si issarono a bordo dei vagoni, ruppero i lucchetti dei container con le cesoie, li aprirono e iniziarono a tirare fuori quanti più pacchi possibile, lanciandoli agli altri rimasti a terra o, se le braccia non bastavano, direttamente sulla massicciata, dove il mare di vecchi imballaggi attutiva l’urto. Quando il convoglio arrivò alla fine della strettoia e riprese velocità, gli assalitori lo avevano già abbandonato e i suoi container erano ormai mezzi vuoti.
Gli uomini si affrettarono a caricare la refurtiva sui furgoni del negro, parcheggiati lì vicino, fino a riempirli completamente. Rimasero sui binari solo i pacchi, ed erano parecchi, che proprio non ci entravano.
A ciascun assalitore il negro mollò cinque dollari, poi lui e i suoi salirono sui furgoni e ripartirono, lasciando a piedi la manovalanza.
La maggior parte di loro, timorosi di incontrare le guardie della Union Pacific ora che le armi del negro non li proteggevano più, smammarono a passo svelto. I pochi che rimasero iniziarono ad aprire i pacchi rimasti a terra, in cerca di qualcosa che avrebbero potuto rivendere essi stessi. A loro si aggiunsero ben presto gli sciacalli, che avevano assistito all’assalto da lontano, aspettando di entrare in scena solo in quel momento.
Tom, che era uno di loro, si precipitò su un grosso pacco rettangolare che aveva adocchiato non appena gli assalitori lo avevano gettato sulla massicciata, a breve distanza dal punto in cui si era appostato.
Quando vi mise sopra le mani, rispose beffardo al mezzo sorriso che campeggiava sull’imballaggio, quello inconfondibile del logo di Amazon. Era passato dall’essere schiavo di quei figli di puttana al derubarli, e questo lo riempiva di immensa soddisfazione. La vendetta, si disse, era un piatto da servire freddo.
Considerate le dimensioni e il peso del pacco, Tom sperò che contenesse merce di un certo valore. Non perse altro tempo e lo aprì, compiendo gesti esattamente contrari a quelli compiuti per mesi e mesi imballando merci tra le mura di quel fottuto magazzino.
Quando vide l’aspirapolvere, Tom esultò. Conosceva bene il modello, lo aveva imballato lui stesso, più volte. Era uno dei più costosi. Guardò la fattura, intestata a una certa Amanda Willock di Amarillo, e ne ebbe conferma: quella cretina lo aveva pagato la bellezza di ottocentonovantanove dollari. E lui, che di un aspirapolvere non avrebbe saputo che farsene, perché una casa da pulire nemmeno l’aveva, l’avrebbe piazzato a qualche ricettatore e incassato almeno la metà di quella cifra.
La libertà di solito costa cara, pensò Tom mentre si allontanava dai binari. Ma qualche volta può anche essere generosa.
Amarillo, Texas, Stati Uniti d’America
- Merda! L’aspirapolvere è in ritardo!
Amanda, seduta sul water, fissava con stizza lo schermo del suo smartphone, mentre Brad, sotto la doccia, cercava di rilassarsi dopo la giornata di lavoro in cantiere, pesante come sempre.
- Quale aspirapolvere? - le domandò distrattamente.
- Ma come quale? Quello che ho ordinato sabato! Doveva arrivare domani, ma mi hanno appena scritto che la consegna è rimandata. E intanto il vecchio aspirapolvere si è rotto del tutto... Come farò a pulire, questo week-end?
Senza rispondere, Brad continuò a lasciarsi colpire dal getto caldo, pensando che sarebbe stato bello se quel calore avesse avuto il potere di far evaporare, oltre che l’acqua, anche le parole di Amanda, se non Amanda stessa.
- Non te ne frega niente, vero? - disse lei.
Brad pensò di non rispondere nemmeno stavolta, ma poi capì che l’avrebbe solo irritata ulteriormente.
- Non mi pare una tragedia - si limitò a commentare.
- Figurarsi! - ribatté Amanda mentre posava lo smartphone e strappava un pezzo di carta igienica per pulirsi. - Le uniche tragedie, per te, sono le sconfitte dei Cowboys!
Brad sentì che la pazienza lo stava già abbandonando. Un conto erano le piazzate di Amanda durante il week-end, un altro alla sera del quarto giorno di lavoro settimanale, quando la stanchezza si era accumulata e certi isterismi della moglie grattavano su di lui come il gesso sulla lavagna.
- Senti, Amanda, lasciami in pace - disse mentre chiudeva l’acqua e usciva dalla doccia. - Non me ne frega un cazzo di quell’aspirapolvere.
Indignata, Amanda finì di pulirsi, si alzò dal water e si rivestì.
- E si può sapere di cosa ti frega, invece? - disse al marito avvicinandosi minacciosa. - A parte i Cowboys, sia chiaro.
Brad infilò la testa sotto l’asciugamano, per levarsi la moglie davanti agli occhi. Ma quando finì di asciugarsi i capelli, lei era ancora lì.
- Te lo dico io - riattaccò stridula. - A Brad Stevenson non frega un cazzo di niente! Né di avere una casa pulita, né di sua moglie, né di avere dei figli con lei!
Eccoci, pensò Brad esasperato. C’era da scommetterci. Sempre lì arrivava Amanda, ultimamente. E lui sapeva che ribattere, in quei casi, poteva solo peggiorare le cose. Lo sapeva, ma non riusciva mai a evitarlo.
- Mi spieghi cosa c’entrano i figli con quel fottuto aspirapolvere? Ti sei bevuta il cervello, forse? Sei proprio ossessionata, cazzo!
Calò il silenzio.
Per un lungo istante Amanda fissò il marito con espressione affranta. Poi scoppiò a piangere.
Brad si pentì immediatamente di quello che le aveva detto e provò a stringerla a sé, ma ormai era troppo tardi.
- Questo week-end me ne vado da mia madre - sibilò Amanda divincolandosi. - E per quel che mi frega tu puoi pure soffocarci, nella polvere!
Poi lasciò il bagno sbattendo la porta.
Brad, rimasto solo, sospirò triste. Da qualche tempo non andava affatto bene, con Amanda. E lui proprio non sapeva cosa fare per migliorare la situazione. Mentre finiva di asciugarsi, tuttavia, fu colto da un’idea che gli parve brillante. Addirittura risolutoria. Durante il week-end avrebbe pulito la casa da cima a fondo, come mai aveva fatto da quando, ormai tre anni prima, si erano sposati. Al suo ritorno Amanda l’avrebbe trovata lucente come uno specchio. E l’avrebbe certamente perdonato. Sì, pensò, era proprio un’idea grandiosa.
Mentre rimetteva a posto l’asciugamano, però, un interrogativo improvviso giunse a rovinargli quel piano.
Come avrebbe fatto a pulire senza un aspirapolvere?
Fine della seconda puntata
La terza verrà pubblicata il 7 maggio 2022
I vostri racconti meritano di essere anche ascoltati su podcast.. ora che dovevo acquistarne uno nuovo ho scelto un’altra azienda 😉
Problemi da quarto mondo che scarichiamo sul terzo, usando queste categorie solo per semplificare . .