Terza e ultima puntata
Roma, 26 gennaio 2022, ore 6:14
- Hanno appena ucciso anche il secondo ostaggio - annunciò al telefono il Giovane, con voce cupa.
Il Vecchio impallidì.
- Allora fanno sul serio... - mormorò sconsolato.
- Sì. Sono dei duri.
Il Vecchio sospirò.
- Forse potremmo fare davvero come chiedono gli egiziani... - disse il Giovane.
- Blandire i terroristi? Promettere a degli assassini il minimo della pena o addirittura l’amnistia?
- Sì, ma per poi estradarli in Egitto. Così di loro si occuperà il Cairo, e noi ce ne laveremo le mani...
- E lei crede che i terroristi sarebbero così stupidi da abboccare?
- Forse no. Ma tentare non costa nulla. Così dimostreremmo all’Egitto che siamo collaborativi.
- Loro però nel caso Regeni non lo sono stati...
- Già. Ma qui si tratta di salvaguardare le relazioni diplomatiche. E quelle commerciali, soprattutto. Non dimentichi il grosso giro d’affari che abbiamo laggiù...
- No che non lo dimentico. E lei non dimentichi che qui in Italia c’è già chi simpatizza coi terroristi, se non dentro il governo, di certo in parlamento e, quel che è peggio, nell’opinione pubblica. Sono in molti a far notare che i terroristi in poche ore hanno fatto più di quanto siamo riusciti a fare noi in sei anni. S’immagina cosa direbbero, se poi li estradassimo e li consegnassimo a quel boia?
- Ha ragione. Non è una decisione facile.
Seguì un lungo silenzio meditabondo. Fu il Vecchio a romperlo.
- Per non sbagliare, rimaniamo nel mezzo, senza bilanciarci. Come sempre. Facciamo sapere al Cairo che non possiamo garantire nulla, ma faremo il possibile. E intanto confermiamo ai terroristi la garanzia di processarli in Italia, se si arrendono.
- Basterà?
- Non credo. Ma le apparenze saranno salve. Ed è quello che conta.
Gaza, 26 gennaio 2022, ore 18:03
Il portellone del Boeing 737-800 si aprì e il corpo senza vita di una donna vi fu lanciato attraverso, atterrando con un tonfo sordo sull’asfalto crepato della pista, sette metri più giù.
In una tasca dell’abito indossato dal cadavere si trovava la carta d’identità di Hessa Ibrahim, 62 anni, cittadina egiziana.
Cairo, 26 gennaio 2022, ore 20:24
- E Roma che cazzo fa? - chiese furibondo il Capo al Complice.
- Nulla, Capo. Roma non fa nulla.
- Vigliacchi maledetti...
La prossima a morire poteva essere la sua adorata Karimah. I terroristi, dopo aver ammazzato il quarto ostaggio, glielo avevano fatto sapere con un video caricato su YouTube, rivolto direttamente a lui. Mostrandogli il volto spaventato di lei. Il volto della dolce, innocente Karimah.
- Manda a prendere Zaki - disse di colpo al Complice.
- Come? - rispose quello, sbalordito.
- Sei sordo forse? Manda a prendere Zaki, ho detto! E mettilo immediatamente su un aereo per Roma!
- Certamente - rispose il Complice, lasciando la stanza a passo rapido.
Poi il Capo si rivolse al Militare.
- Quanto ai tuoi quattro - gli disse - per ora lasciamoli a terra. Forse Zaki gli basta, a quei cani schifosi.
Gaza, 27 gennaio 2022, ore 00:04
Il portellone del Boeing 737-800 si aprì e il corpo senza vita di un uomo vi fu lanciato attraverso, atterrando con un tonfo sordo sull’asfalto crepato della pista, sette metri più giù.
In una tasca dell’abito indossato dal cadavere si trovava la carta d’identità di Mustafa Farag, 57 anni, cittadino egiziano.
Cairo, 27 gennaio 2022, ore 01:19
La prossima vittima sarebbe stata Karimah. Così avevano fatto sapere i terroristi. Zaki non gli era bastato.
- Prendi i tuoi quattro - disse il Capo al Militare - e spedisci a Roma anche loro. Entro le sei devono calpestare il suolo italiano.
- Ma Capo... - provò a protestare il Militare. - Si tratta di fedeli servitori della patria. Non possiamo sacrificarli così!
- O loro o mia nipote - gli rispose il Capo fissandolo tetro. - Al posto mio, tu cosa faresti?
Il Militare ci pensò sopra un istante, poi chinò il capo.
- Obbedisco - disse, e lasciò la stanza.
Roma, 27 gennaio 2022, ore 13:02
“Clamorosa svolta nella vicenda dell’aereo dirottato dalla brigata Giulio Regeni. Poco dopo l’arrivo all’aeroporto di Fiumicino dei quattro militari egiziani accusati del rapimento e dell’omicidio dello studente italiano, Marcello Nigro e Nabil Mansour hanno pubblicato un video su YouTube nel quale hanno svelato l’incredibile bluff con cui i due terroristi - sempre che li si possa ancora chiamare così - hanno raggirato il governo egiziano.
“Per prima cosa, la bomba che si trovava a bordo dell’aereo era finta. Come pure l’identità dei cinque cadaveri gettati dal velivolo tra la mezzanotte del 25 gennaio e la mezzanotte del 26: appartenevano in realtà a palestinesi ammazzati durante l’ultimo raid israeliano su Gaza, trasportati a bordo insieme al cibo e alle armi dai fondamentalisti arabi, che hanno offerto assistenza ai due dirottatori durante tutta l’operazione. E finti erano anche i quarantacinque ostaggi: si trattava infatti di cittadini egiziani incensurati ma profondamente ostili al regime del Cairo, che avevano deciso di lasciare per sempre l’Egitto e di chiedere asilo ai palestinesi, come hanno fatto gli stessi Nigro e Mansour. Nei mesi scorsi è stato in particolare quest’ultimo, mediante la sua rete di conoscenze, a stringere accordi con Gaza e a reclutare i quarantacinque connazionali, tra cui la complice principale nonché amica d’infanzia Karimah Essam, programmando l’intera operazione nei minimi dettagli.
“Il governo egiziano, dal canto suo, non ha rilasciato per ora alcuna dichiarazione, trincerandosi dietro un silenzio impenetrabile”.
Epilogo
Dopo il loro arrivo in Italia, i quattro militari egiziani sono stati processati per il rapimento e l’omicidio di Giulio Regeni, e condannati al massimo della pena, che ora stanno scontando nelle carceri italiane.
Nonostante la loro condanna, le relazioni diplomatiche e soprattutto commerciali tra Italia ed Egitto non si sono deteriorate, come non si erano deteriorate nemmeno dopo la morte di Giulio, rimanendo anzi molto floride. L’Egitto resta il primo partner dell’Italia per quanto riguarda l’export bellico, mentre lo scambio commerciale complessivo tra i due Paesi continua a valere più di quattro miliardi di euro l’anno e a coinvolgere oltre mille aziende italiane, tra cui l’ENI, che, grazie a ben sedici concessioni ottenute dal Cairo, estrae ogni anno in Egitto ventisette milioni di barili di petrolio e quasi sedici miliardi di metri cubi di gas.
Marcello Nigro e Nabil Mansour hanno lasciato Gaza e fatto perdere completamente le loro tracce. C’è chi dice ci siano loro dietro all’ondata di azioni terroristiche burla che da qualche tempo fanno tremare i dittatori di tutto il pianeta.
Post-epilogo
“In un contesto autoritario e repressivo come quello dell’Egitto dell’ex-generale al-Sisi, il semplice fatto che vi siano iniziative popolari e spontanee che rompono il muro della paura rappresenta di per sé una spinta importante per il cambiamento.
“Sfidare lo stato di emergenza e gli appelli alla stabilità e alla pace sociale giustificati dalla guerra al terrorismo, significa oggi, pur se indirettamente, mettere in discussione alla base la retorica su cui il regime giustifica la sua stessa esistenza e la repressione della società civile”.
Giulio Regeni [1]
[1] Tratto da un articolo intitolato “In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti”, apparso il 5 febbraio 2016 sul quotidiano “il manifesto”, cui Giulio lo aveva mandato poche settimane prima di essere rapito, chiedendo che fosse pubblicato sotto pseudonimo.