Sette libri per l'estate
John Galt, Roberto Bolaño, Nick Hornby, Alain Mabanckou, Elizabeth Strout, Brian Evenson, Marco Balzano
Con questi consigli di lettura vacanzieri, “Il dispaccio di Tersite” si prende la consueta pausa estiva e vi dà appuntamento al 12 settembre!
"Il parlamentare. Un'autobiografia" di John Galt (1832)
Perché è un breve romanzo ottocentesco, è di un irriverente scozzese e risulta a tutti gli effetti un lucido ritratto dell'odierna politica occidentale. Ovvero della politica dei baroni che si riempiono la bocca di grandi proclami, salvo poi essere disposti a vendere pure la sorella solo per il gusto di assaporare il potere. Il libro narra la storia di un faccendiere britannico che si compra (letteralmente) un seggio elettorale e si diverte a mettere all'asta il suo voto tra whigs e tories, ossia le due facce della stessa putrida medaglia. Se non fosse per gli ambienti proto-industriali sembrerebbe scritto in onore di Draghi o Von der Leyen.
“Notturno cileno” di Roberto Bolaño (2000)
Perché è una mirabile fusione di letteratura, politica e vita, che narra il disagio esistenziale, gli incubi a occhi aperti, di un uomo colto, sensibile, intelligente, eppure corrotto, connivente, complice del dittatore e dei suoi macellai. Un’anatomia della viltà, una parodia del letterato.
"Non buttiamoci giù" di Nick Hornby (2005)
Perché sa affrontare il tema della morte con lo stile caustico e brillante dei grandi narratori britannici, unendo la storia di quattro aspiranti suicidi che nel corso del romanzo alternano le loro voci, i loro punti di vista e il loro irresistibile linguaggio. Se all'inizio il romanzo assomiglia a un semplice esercizio di stile, mano a mano che l'assurda vicenda si dipana si sente echeggiare sempre più forte la critica al blairismo e alla cultura del "tutto va bene, siamo i migliori" che ha devastato l'inizio del nuovo millennio.
“Pezzi di vetro” di Alain Mabanckou (2005)
Perché, con una prosa scoppiettante e travolgente che non va mai a capo, l’autore, come una sorta di Bukowski africano, racconta la deriva esistenziale e tragicomica di personaggi eccentrici, eccessivi, relitti umani come lui, senza mai perdere l’ironia, farcendo l’intero testo di invettive contro il buon senso, la morale comune, i politicanti, gli intellettualoidi, gli scribacchini, gli ignoranti, le donne, gli uomini, persino i cani.
“Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout (2008)
Perché è un romanzo in racconti che sa di Carver, ma un Carver al femminile, più attento ai dettagli e alle emozioni. Pochi quadretti di personaggi che abitano un piccolo mondo, che però è quello di tutti, somiglia all’esistenza di tutti. Linguaggio secco e tagliente, come la protagonista, ma di frequente trovano posto la poesia e la tenerezza. Come nella vita.
"Gli ultimi giorni" di Brian Evenson (2009)
Perché, con una scrittura tesa, asciutta, quasi glaciale, ma sovente velata d’ironia, restando in bilico tra horror, hard-boiled e grottesco, conduce il lettore in una inesorabile discesa agli inferi del settarismo religioso, lasciandolo quasi senza fiato. O senza mano.
"Il figlio del figlio" di Marco Balzano (2022)
Perché sa raccontare i dilemmi agrodolci di tre generazioni del popolo italiano (pre-moderna, moderna e post-moderna) meglio di una lezione di Alessandro Barbero. Lo stile impeccabile e i dialoghi serrati, mai melodrammatici, tracciano l'anima di uno strano terzetto (nonno-padre-figlio) in viaggio da Milano a Barletta per andare a vendere la vecchia casa di famiglia "al paese". Un anomalo romanzo "on the road" che ci spiega perché in fondo il nostro è un Paese di paesi, in cui le metropoli stonano, puzzano, marciscono. E noi con loro.
Apprezzo i vostri consigli perché sono quasi tutti libri "minori" e/o nomi "minori"...
Ne ho letti quattro su sette, tutti validi. Mi procurerò gli altri tre