- Ci vai alla cerimonia del 25 aprile, martedì?
- Quella col sindaco?
- Sì, la solita, davanti al monumento.
- Guarda, penso di no...
- Sei via?
- Ma no, no, sono qui. È che... non mi va...
- Ma come? Proprio quest’anno? Quest’anno è importante esserci, ci sono i fasci al governo, bisogna dare un segnale...
- Hai ragione. Ma ormai anche il 25 aprile è stato come svuotato...
- Svuotato?
- Sì. Un rituale stanco, che poco ha a che fare con lo spirito del 25 aprile... Spesso è solo una passerella...
- Mmm... Parli del sindaco?
- Anche.
- Beh, lui coi fasci non c’entra niente... Sempre stato dall’altra parte... Questo va detto.
- Sì, vero. Ma non sono più le bandierine a fare la differenza, oggi. Guarda i fatti. Il sindaco e i suoi non sono gli stessi che han promesso favori a tutti in campagna elettorale? O che hanno appaltato i lavori al municipio al massimo ribasso e poi c’è scappato il morto? O che hanno voluto la costruzione del centro commerciale in riva al lago? O che continuano a promuovere questo modello di turismo che ha devastato la montagna? O quest’agricoltura tutta veleni? O che hanno persino approvato quella dichiarazione bellicista, un anno fa?
- Beh... Sì.
- E cosa c’entra tutto questo col 25 aprile? I partigiani volevano un mondo più giusto. Quello che vogliono questi, per me, è tutto sbagliato... E non m’importa che si dichiarino di sinistra. Se io sono di sinistra - e lo sono - allora non possono esserlo loro. E quindi alla loro passerella io non ci vado.
- Ma il 25 aprile non è loro, è di tutti. E dovrebbe unire, non dividere. Contro il nemico comune, come nel 1945...
- Ma chi è il nemico comune, oggi?
- Beh, i fasci...
- Solo loro?
- No. Anche i liberisti.
- Appunto. Quelli che tutto gira attorno al denaro e al tornaconto, e il resto viene di conseguenza, anche se a parole si dice di combatterlo: sfruttamento del lavoro, devastazione ambientale, guerra...
- Proprio loro.
- E pensi che su questo siano ancora le bandierine, a fare la differenza?
- No, hai ragione. Su questo sono quasi tutti uguali...
- Esatto. Quasi tutti uguali.
- Però così perdiamo anche il 25 aprile... E se perdiamo il 25 aprile, poi cosa ci resta?
- E chi dice di perdere il 25 aprile?
- Beh, tu. Non hai detto che resterai a casa?
- No, ho detto che non andrò alla cerimonia del sindaco. Ma a casa non ci resto di certo...
- E dove vai?
- Dove vado? Dove andiamo, vuoi dire... Chiamiamo chi la pensa come noi e il 25 aprile lo festeggiamo per conto nostro...
- Saremo pochi, però...
- Lo erano anche i partigiani, rispetto agli invasori.
- Vero anche questo. E come festeggiamo?
- Beh, facciamo come dice la canzone...
- La canzone?
- Sì. Mentre loro fan passerella qui, noi ce ne andiamo lassù in montagna, a cantare. Sotto l’ombra di un bel fior...
Che dire? È un pensiero sotterraneo che attraversa molte coscienze politiche. Bello in forma di dialogo, ma potrebbe racchiudere anche gli interrogativi di una sola persona.
Veniamo anche noi!