"Meridiano di sangue" di Cormac McCarthy (1985)
Un romanzo così vivido e potente da fare male agli occhi e alle orecchie
Nei giorni successivi attraversarono un paese dove, a prenderle in mano, le rocce cuocevano la carne, e dove a parte le rocce non c’era niente
1850. Al confine tra Stati Uniti e Messico una banda di cacciatori di scalpi lascia dietro di sé una scia di sangue, sullo sfondo di una natura grandiosa e impassibile. Lì comanda il corpulento giudice Holden, "enorme, bianco e glabro come un infante smisurato": un predicatore e filosofo dei deserti che trascina con sé una corte di spostati, mezzosangue e reietti armati fino ai denti, in una spirale di ferocia e morte. Con loro c'è anche un ragazzo quattordicenne: sarà quella la sua iniziazione alle spietate leggi del West, tra agguati, lunghe marce, bivacchi desolati, notti di bagordi (dalla quarta di copertina).
Perché leggerlo
Perché è un romanzo epico, visionario, a tratti mistico. Perché è narrato con un linguaggio così vivido e potente da fare male agli occhi e alle orecchie. Perché è un susseguirsi di visioni memorabili, tanto dell’ostilità dei paesaggi quanto della follia dei personaggi. Perché leggendo ci si sente assetati e impazziti come loro, a vagare nel deserto, soli e senza meta, senz’altro senso che la loro insensata violenza. Perché è l’american dream che va in frantumi ancor prima di iniziare. Perché quel sogno, in fondo, è sempre stato un incubo.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.
Mi ha inquietato e l'ho adorato
Il più grande scrittore americano, e infatti non ha vinto il Nobel (come Roth e DeLillo, subito dietro di lui)