"Meno di zero" di Bret Easton Ellis (1985)
Un romanzo che mostra brandelli di vite annegate nel lusso, vuote e insensate, levando il fiato e scuotendo l'animo
Lei pensa che voglia, tipo, abbracciarla e si avvicina, mi circonda con le braccia e dice qualcosa tipo: - Siamo diventati tutti insensibili
Sesso facile, cocaina, feste sempre più trasgressive, auto di lusso, rock a tutto volume: a Los Angeles i giovanissimi che frequentano l'ambiente patinato degli studios cinematografici hanno tutto e non desiderano più niente. In un mondo illuminato dai bagliori spettrali dei videoclip e svuotato di ogni sentimento, Clay, Blair, Daniel e Julian, biondi e abbronzati, esplorano le pieghe infernali del «paradiso» californiano in un crescendo di immoralità e devastazione interiore che presto sconfina nell'orrore (dalla quarta di copertina).
Perché leggerlo
Perché questo romanzo è un nastro che scorre trasportando brandelli di vite insensate. Che avanza inesorabile verso un burrone dentro al quale fanno mostra di sé, osceni, i cadaveri di chi è già caduto, lasciati a marcire al sole della California. Perché quella raccontata è una mattanza quotidiana, in un mondo dove si muore di overdose a diciott’anni nell’indifferenza di chi sarà il prossimo. Perché dei ragazzi e delle ragazze della Los Angeles “bene” Ellis coglie con efficacia devastante l’apatia, l’afasia, i vuoti di memoria, i dialoghi fra sordi, gli atti mancati. Perché tutto è trasmesso al lettore con un linguaggio asciutto e un ritmo sempre elevato, in modo apparentemente distaccato, come lo sono i personaggi della vicenda. Ma, in realtà, di pari passo con gli scoppi di pianto che di tanto in tanto scuotono il protagonista, anche Ellis mette sul nastro, a cadenze regolari, immagini così violente e struggenti da levare il fiato e scuotere l’animo.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti, non c’è, ed è un peccato. Ordinatelo in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.