Le presentazioni impossibili - Full Monty in libreria
Una storia che sa di commessi che giocano a fare i librai e di scrittori che giocano a fare gli spogliarellisti
Secondo romanzo. Con l’editore di livello. Un bel salto. Vedrai che adesso è tutto in discesa, vedrai che la gente in presentazione adesso ci viene in automatico. Sbagliato.
Maggio. Città grande. Libreria di catena. Catena grossa. Presentazione di domenica mattina. Sarà mica un rischio? Ma no, non fare il solito provinciale, adesso abbiamo le spalle coperte, editore importante, libreria pure...
E poi la presentazione, questa volta, come molte altre di quel tour, è in tandem. Siamo usciti in abbinata con uno scrittore all’incirca coetaneo e pure lui all’inizio del suo percorso di autore, che è diventato subito un amico. Ci siamo divertiti già un paio di volte a presentare insieme i nostri lavori, e ci saremmo divertiti ancora, in quel lontano 2012. Quel giorno di maggio, però, ci divertimmo meno. O forse no. Forse ci divertimmo più di tutte le altre volte.
Appuntamento al bar, fuori dalla libreria. Noi e lui ci siamo già visti la sera prima, presentazione in Veneto seguita da una cena luculliana a casa dei librai: aneddoti, vino e risate. Siamo ancora un po’ frastornati e quindi niente alcol, anche perché la mattina sarebbe roba da alcolizzati, ed è vero che siamo scrittori, ma alcolizzati no. Dopo la bevuta analcolica, siamo pronti a varcare la soglia della libreria.
Le librerie di catena sono quei posti dove non sai di preciso chi è il libraio. Ci sono diversi commessi, tutti con la loro divisa pulita e riconoscibile, ma il libraio chi sarà? Laddove per libraio intendiamo colui che decide cosa mettere a scaffale e perché, quali libri presentare e perché, e che magari quei libri li legge pure, no? No.
Entriamo in libreria e, a parte un’aria condizionata gelida e del tutto fuori luogo, non ci accoglie nessuno. A un certo punto si avvicina un commesso - o sarà il libraio? Buongiorno, avete bisogno? Siamo gli autori, rispondiamo un po’ perplessi. Vabbé, dai, ci sta, mica potevano riconoscerci, mica siamo Fabio Volo... Autori di cosa? Dei due libri che presentate qui oggi. Adesso è il commesso a farsi perplesso, come se quella non fosse una libreria e noi non gli avessimo detto di voler presentare dei libri, ma di voler fare uno spogliarello alla Full Monty (e a pensarci bene, col senno di poi, di sicuro ci avremmo guadagnato di più...).
Il commesso ci dice di aspettare un attimo e si dilegua. Noi tre ci guardiamo molto preoccupati, incerti se ridere o imprecare. Dopo poco, si presenta una donna. Pure lei in divisa, pulita e riconoscibile. Commessa o libraia? Buongiorno. Buongiorno. Chi siete? Gli diciamo i nostri nomi. Per un attimo i suoi occhi restano spenti, poi, di colpo, si illuminano. E subito dopo si spalancano, conferendo al suo volto un’espressione di terrore. Minchia, ci domandiamo, ma siamo così malfamati?
Dalla sua bocca esce infine un balbettio che si trasforma rapidamente in un profluvio di scuse. Detta brutalmente e in sintesi: si erano completamente dimenticati della presentazione.
E ora che cazzo facciamo? Noi e l’amico scrittore ci ritiriamo per deliberare. Andarcene al bar, a bere davvero, stavolta: l’idea ci tenta. Ma alla fine optiamo per una strada molto diversa, e molto più impervia, ma forse anche più divertente: fare ugualmente la presentazione.
Non c’è un presentatore, ovviamente, perché nessuno - commessi o librai poco importa - ha letto i nostri libri, lì dentro: poco male, ci presenteremo a vicenda, noi il nostro collega e lui noi. Non c’è un pubblico, altrettanto ovviamente, perché nessuno ha mai pubblicizzato l’evento: poco male, andremo dai clienti che si trovano dentro la libreria in quel momento e li inviteremo a sedersi per ascoltarci. L’unica cosa che deve esserci sono i libri, ma quelli ci saranno, no? No.
Dei nostri due romanzi hanno quattro copie in tutto, due e due. Basteranno? Probabilmente sì, perché quattro in tutto sono anche le persone che riusciamo a convincere a sedersi, dopo aver ricevuto il doppio dei rifiuti. Possiamo cominciare.
La presentazione, a dispetto di tutto, viene via che è uno spettacolo. Per noi tre, almeno. Sembra che non abbiamo mai fatto altro che intervistarci a vicenda, nella vita. Ci facciamo domande scomode, strane, scorrette, assurde. E rispondiamo sempre impeccabilmente, noi al nostro collega e lui a noi.
Alla fine tutti e quattro i presenti vorrebbero comprare entrambi i romanzi, e dobbiamo spiegare loro che no, devono decidere per l’uno o per l’altro, perché ci sono quattro copie in tutto e devono mettersi pure d’accordo su come spartirsele. Due signore quasi si accapigliano, e dobbiamo calmarle. Pazze di noi. A ripensarci, nulla da invidiare agli spogliarellisti di Full Monty. Tranne il successo, naturalmente.
Davvero è successo così? Incredibile! La storia è riuscita bene comunque.