L'algoritmo e lo scorpione (1)
Una storia che sa di testicoli sudati e banconote da 500 euro
Prima puntata di due
Uscita Castellanza. Superata. Springsteen in radio che canta, dal vivo. Forse a Dublino, nel 2007. Ma chi se ne frega. L'autostrada gli sbatte in faccia uno a uno i cartelli sbiaditi, mentre il sole alle spalle gli brucia sul collo come un tizzone dell'inferno.
Stacca la mano destra dal cambio e impugna il cellulare. Prova a chiamare la sua ragazza. Ancora una volta. La sesta. Forse la settima. Sì, la settima, da quando ha imboccato l'A8. E la ventesima da quando si è messo in macchina. Senza esito. Telefono staccato.
Suda, suda troppo, in quel tardo pomeriggio d'estate, nonostante l'aria condizionata. E sta andando a cazzo, senza una meta, senza una direzione, senza un cazzo di un cazzo di niente. Cazzo cazzo cazzo, non riesce a dire altro. E il telefono finisce sbattuto sul sedile, muto.
Come diavolo fosse finito sulla A8, non lo rammentava. Forse per abitudine. Ricordava solo che era un pomeriggio come tanti, d'agosto, con il caldo umido della città che lo costringeva a girare in mutande per l'appartamento e l'apatia del benessere milanese che lo nauseava.
Aveva cominciato a rollarsi una canna, ma a metà era troppo sudato per fare pure quello e aveva desistito. Troppo caldo. Troppa apatia. Poi era arrivato un cinguettio sul telefono. Qualcuno gli aveva scritto un messaggio su wapp. Numero sconosciuto. Un link e tre parole seguite da uno smile con la faccia di un porcello: “Ti piace fottere?”. E una sottile eccitazione aveva scosso per un istante i suoi muscoli tonici, nonostante la cappa immobile di un attico al decimo piano di una via molto “in” e tanto “cool” dell'Isola milanese.
Uscita per Busto. Il volante che per abitudine girerebbe in direzione Malpensa. Ma stavolta rimane fermo, sudato e incollato al braccio teso che non sente ragioni di voltare. Si procede dritti. Sempre dritti. Col sole che più cala e più brucia alle spalle.
Nuovo tentativo al cellulare. Nuovo insuccesso. Silenzio irreale, appiccicoso. Lui che mostra gli incisivi allo specchietto in un sorriso canino. L’indice della mano destra che spegne la radio. Quello della sinistra che schiaccia il pulsante per abbassare il finestrino. La sua testa che esce, il volante tenuto con due dita. Capelli che si frantumano contro il getto d’aria arroventato che sale dall'asfalto. Una bestemmia urlata a piena voce. Ripetuta senza sosta come un mantra, in un climax crescente di strazio e rabbia.
Se solo non avesse cliccato su quel link, riesce a pensare a fatica. E pure il clacson di un tir lituano, che ruggisce rabbioso al fianco, si perde nel nulla che ora gli ha completamente appiattito il cervello.
In quel pomeriggio d’afa nel suo attico la sottile eccitazione era aumentata di poco all’apparire, sullo schermo del telefono, delle forme di una ragazza dai corti capelli nero di seppia, che in ginocchio e a capo chino, in presa diretta, muoveva il bacino al ritmo di un reggaeton di sottofondo, mentre un maschio nudo di tre quarti la penetrava da tergo con precisione chirurgica.
Un amatoriale, come se ne trovano a centinaia sui siti freeporn. Uno come tanti. Capace appena di smuovergli i testicoli sudati, lì sul divano milanese, senza grande entusiasmo. Troppo caldo. Troppa apatia. La moretta, invece, di entusiasmo ce ne metteva a sufficienza per apparire quasi sincera. Probabilmente una sciacquetta fottuta da una hidden camera, aveva concluso lui alzando il volume del telefono per cercare di capire se la sincerità fosse davvero originale. E stava per averne conferma, quando la tipa, inquadrata nell'impeto dell'amplesso, si era girata verso la camera e a lui era venuta una mezza risata. Cazzo, aveva pensato, assomiglia sputata a Jeanette. Poi la risata si era spenta sulle labbra quando la voce di lei, che invitava l'uomo alle sue spalle a non mollare la presa, era risuonata chiara. Troppo chiara. E l'aria afosa, in quell’appartamento al decimo piano di un elegante stabile all'Isola, di colpo si era fatta di piombo.
Uscita per Gallarate. A un nuovo tentativo inutile di chiamata, le due mani stringono il volante e sterzano di botto, a balzi come sulle montagne russe. L'auto lascia l’A8 e comincia a vagare in mezzo agli svincoli, mentre il sole illumina di arancione tutti i capannoni e le casette a schiera come fossero avvolti da una rovente fiammata. Lui ha in testa solo quel video.
Lei che sembra divertirsi parecchio. Lui, dal volto oscurato, che non perde un colpo. Fino alla fine. E anche oltre. Perché, dopo che lei e il suo caschetto nero di seppia erano usciti dall'inquadratura, lui si era avvicinato, sempre col volto celato, per spegnere la camera. Non prima di aver mostrato il polso. E soprattutto quel tatuaggio, che aveva raggelato, nella calura agostana, l'improvvido osservatore che dietro lo schermo dello smartphone riusciva solo a emettere singulti. Uno scorpione incoronato. Quello scorpione. Quel polso. Gli stessi che aveva visto per la prima volta al casinò di Campione. Un anno prima. Quando lui e Jeanette erano stati invitati al tavolo dove amava giocare quell’uomo. Il Francese.
Fine della prima puntata
La seconda verrà pubblicata il 7 dicembre 2021