"La ricreazione è finita" di Dario Ferrari (2023)
Un romanzo politico, letterario ed esistenziale che racconta l'incompletezza
Alle volte uno si crede giovane, ed è soltanto incompleto
Marcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata.
Perché leggerlo
Perché è un romanzo che lascia un segno profondo, grazie alla maestria con cui è annodata la trama e alla capacità di essere più romanzi in uno senza perdere coesione e coerenza. Perché c’è il romanzo storico-politico, dove il protagonista indaga sulle vicende di un rivoluzionario degli anni Settanta e scopre una realtà ben diversa da quella costruita dai media e dai giudici, e così facendo riporta in vita, più con nostalgia che con distacco, lo spirito di quel tempo, quasi inconcepibile oggi, quarant’anni dopo, quando anche la tragica pantomima della rivoluzione “sarebbe troppa grazia”, una possibilità che semplicemente non esiste. Perché c’è il romanzo letterario, tale per via del suo stesso oggetto, ovvero la letteratura e soprattutto le torri d’avorio del mondo accademico dove la letteratura si studia, un mondo raccontato con tanta ironia quanta ferocia, impietosamente tratteggiato nelle sue ingiustizie, bizantinismi, pochezze, insulsaggini, furberie, meschinità, e di fatto accusato di duplice assassinio: quello dei giovani studiosi che finiscono triturati come carne da macello dai baroni che se ne servono cinicamente, li illudono e li sfruttano senza remore finché non servono più; e quello della letteratura stessa, che quei baroni utilizzano esattamente allo stesso modo. E perché c’è, infine, il romanzo esistenziale, centrato in particolare sul momento forse più delicato e difficile dell’esistenza, quello di passaggio tra la gioventù e l’età adulta, tra la vita leggera e quella pesante, quando la ricreazione è finita, appunto, “il momento in cui l’uomo sa per sempre chi è” (Borges, cita l’autore); un momento che può generare soltanto tre tipi umani: gli eroi vincenti (i padroni, i predestinati, gli arrivisti), gli antieroi perdenti (i velleitari, gli ingenui, gli sprovveduti, i romantici, i subalterni) e i peggiori di tutti, coi quali il protagonista, dopo il suo viaggio al termine della notte, un viaggio di scoperta in cui non ha scoperto nulla se non la vita, si identifica: i post-eroi, coloro che la partita non la giocano nemmeno (o se lo fanno non se ne accorgono), gli incerti, i dubbiosi, gli incompleti, gli irrisolti, che la vita possono solo starla a guardare. O raccontarla.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.