“La bomba. Cinquant'anni di Piazza Fontana” di Enrico Deaglio (2019)
Un li che, a cinquant'anni dalla madre di tutte le stragi italiane, mette un punto fermo. Senza titubanze, senza vagheggiamenti, senza finzioni
La bomba del 12 dicembre 1969 ha cambiato l’Italia; o meglio l’ha picchiata come un pezzo di ferro rovente su un’incudine, umiliata. Per cinquant’anni, tutta la vasta cospirazione di potere che l’ha prodotta ha lavorato per lei, perché restasse impunita e si moltiplicasse. È una storia talmente enorme che non si sa da che parte cominciare
Calabresi Luigi, D'Amato Federico Umberto, Freda Franco, Guida Marcello, Lorenzon Guido, Pinelli Giuseppe detto Pino, Rumor Mariano, Russomanno Silvano, Salvini Guido, Valpreda Pietro, Ventura Giovanni. Potrebbe essere questo l'11 ideale, presente nel libro di Deaglio, da cui partire per ricostruire una volta per tutte la storia della strage delle stragi. Solo per partire, però. Perché poi, di nomi e personaggi bisogna aggiungerne altri. Tanti da perderci il conto e l'orientamento. Ma non la certezza che quel 12 dicembre del 1969 a Milano cominciò la strategia della tensione. E la democrazia italiana fu presa ampiamente per i fondelli.
Perché leggerlo
Perché, quando lo hai finito, capisci che giustizia e legge non sono sorelle, ma manco cugine. Perché, oltre ai fascisti, quei morti ce li hanno sulla coscienza decine e decine di conniventi tra le forze dell'ordine, la magistratura, Palazzo Chigi e le redazioni dei giornali. Perché Deaglio ti prende per mano e, con una prosa piana e lineare, ti impedisce di perderti nei fili di una ragnatela intricatissima. Perché è un libro che mette un punto fermo su quello che è successo, per evitare che più di cinquant'anni dopo si possa ancora fraintendere, fare film imbarazzanti (come quello di Marco Tullio Giordana del 2012), veicolare il fango e il fumo affinché nessuno capisca e nessuno intenda.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.