“Io capitano” di Matteo Garrone (2023)
Un film che racconta il "viaggio della speranza" con crudezza, ma senza perdere la tenerezza
Seydou e Moussa sono cugini adolescenti nati e cresciuti a Dakar, con una gran voglia di diventare musicisti in Europa. Tutti in Senegal cercano di dissuaderli, in primis la madre di Seydou, ma i due sono determinati e di nascosto partono per realizzare il loro sogno. Un viaggio che si rivelerà un'odissea attraverso il deserto del Sahara, disseminato dei cadaveri di quelli che non ce l'hanno fatta, le prigioni libiche e il Mediterraneo interminabile e pericoloso.
Perché vederlo
Perché non è, come ha scritto qualcuno con scarsa fantasia, un film poco realista, e nemmeno, come ha scritto qualcun altro con scarsa empatia, buonista. Perché è un film, innanzitutto, e non un documentario, e da un film - e forse soprattutto da un film sui migranti - è legittimo aspettarsi anche finzione, creazione e persino gente che vola. Perché, se si parla di immigrazione, non devono per forza esserci (solo) bambini morti sulla spiaggia. Perché ci sono anche quelli, i morti, ovviamente, e il film è un pugno nello stomaco a chiunque in Occidente, e specialmente a chi, di fronte a un fenomeno complesso come quello delle migrazioni dal Sud al Nord del mondo, propone ricette tanto facili quanto fraudolente. Perché mai quei viaggi sono stati raccontati con immagini tanto vivide e nette, e in definitiva - perché no? - belle, al punto di sentirsi lì fisicamente, riarsi e ammassati su quelle jeep, su quei camion, su quelle barche. Perché in due ore di viaggio nei peggiori gironi infernali, il protagonista, e l’intero film, non perdono mai la tenerezza. Perché quando si arriva alla fine, al lieto fine (perché no, stavolta?), su quella barca che non è affondata ma è arrivata a destinazione, possiamo finalmente, da bravi spettatori occidentali che col nostro stile di vita plurisecolare siamo la causa ultima dei “viaggi della speranza”, avere un’idea precisa dell’inferno che i migranti si sono messi alle spalle quando sbarcano sulle nostre coste, e capire che quello che per noi è un inizio - di un problema, di una sfida, di una coesistenza, di una relazione - per loro è solo una nuova tappa, e che nessun porto ottusamente e irresponsabilmente chiuso potrebbe negare loro, a quel punto, il diritto di sperare in una vita migliore.
Dove vederlo
Noleggiatelo sulle piattaforme streaming. Oppure acquistatelo su supporto fisico o prendetelo in prestito dalla vostra biblioteca, come abbiamo fatto noi.
Devo vederlo assolutamente
L'ho visto, d'accordo su tutto!