"Il pugilatore" di Amleto De Silva (2021)
Una biografia politicamente scorretta, che prende a pretesto la vita di un "negro cattivo" per raccontare molto altro
Esiste un mondo, che noi ci siamo scientemente applicati a dimenticare, che non divide la realtà tra Legge e Mafia, ma tra chi ti lascia morire di fame immerso nelle buone intenzioni e chi, anche se è un pezzo di merda, ti offre l’opportunità di sopravvivere e mettere un piatto in tavola alla tua famiglia. Lo so, è un discorso démodé, ma chi se ne frega: è la verità. A me piacerebbe che a arrivare prima fosse la Legge, ma io la fame nera non l’ho mai provata, e non so cosa significhi non poter pagare le bollette o non essere in grado di far mangiare un figlio. Nel dubbio, preferisco, da sempre, schierarmi con chi ha questi problemi, e chi se ne frega se i moderni prevosti non approvano. Sinceramente, si fottano
Charles L. Liston, detto Sonny, viene dichiarato morto il 5 gennaio del 1971. Nessuno, ancora oggi, sa esattamente quando e come è morto. Forse un infarto, anche se era relativamente in buona salute. Nei suoi trentotto anni di vita, considerato tra i più grandi pugili di tutti tempi, ha conseguito il titolo di campione mondiale dei pesi massimi dal 1962 al 1964 e resta il primo pugile a sfidare Muhammad Ali. Sonny l'analfabeta, l'alcolista, il pregiudicato, l'ex galeotto, l'orso cattivo, il pugile della mafia. Sonny il genio che faceva invidia ai geni (scrittori, giornalisti, politici, osservatori) americani. Liston ha avuto tante vite quanti pugni in faccia. Amleto De Silva le racconta tutte (dalla quarta di copertina).
Perché leggerlo
Perché la penna di De Silva fa male come il pugno del pugile - anzi, il pugilatore - di cui racconta la vita. Fa male ai benpensanti e ai politicamente corretti, che al negro cattivo - Sonny Liston, un delinquente figlio della miseria più nera - preferirono sempre il nero buono - i suoi maggiori avversari: prima il sorridente Floyd Patterson e poi l’impegnato Muhammad Ali. Perché Liston è stato un antieroe che perdeva anche quando vinceva. Perché è una biografia che fa il giro lungo: prende a pretesto la vita di un pugile americano degli anni Sessanta per raccontare molto altro e, con una quantità incredibile di aneddoti, citazioni e osservazioni, tutte quasi sempre scorrette, permette di capire molto dell’America (e dell’Italia) non solo di allora, ma anche di oggi. Perché alla fine risulterà chiaro che, allora come oggi, qui come là, il cattivo, banalmente, resta sempre - parafrasando il Bertrand Russell citato da De Silva - colui le cui opinioni e attività riescono sgradite a chi sta al potere.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.