"Il passeggero" e "Stella Maris" di Cormac McCarthy (2022)
Un romanzo che pone domande e non fornisce risposte. Come la vita
E cosa siamo noi? Dieci percento biologia e novanta percento mormorio notturno
Primo libro. Durante una missione di recupero al largo della costa del Mississippi, Bobby Western vede quel che non avrebbe dovuto vedere: un JetStar apparentemente intatto adagiato sul fondale e, in cabina, chiome fluttuanti, bocche aperte e occhi vuoti, nove corpi senza vita. Da dove viene quell'aereo, che fine ha fatto la scatola nera, e che ne è stato della decima persona sulla lista passeggeri? Queste le domande a cui Bobby, perseguitato da due emissari governativi «con un'aria da missionari mormoni», non sa dare risposta. Capisce allora di dover scomparire.
Secondo libro. Ottobre 1972, struttura psichiatrica Stella Maris. Tra le mura di una stanza un uomo e una donna si scambiano parole di matematica e desiderio, di musica e visioni. Lei si chiama Alicia Western ed è lì per cercare di sfuggire ai suoi demoni. Lui è lo psichiatra che l'ha in cura ed è lì per tentare di salvarle la vita.
Perché leggerlo
Perché è un romanzo (va considerato come unico) dolente, disperato, apocalittico e finale. Perché il protagonista del primo libro è un naufrago della vita e noi naufraghiamo con lui. Perché, tuttavia, per qualche ragione il naufragio è dolce, qualche ragione che ha a che fare con la bravura devastante dell’autore, che prende lo stampino del genere - un aereo caduto, nove cadaveri, il decimo passeggero che non si trova, il complotto delle autorità a braccare l’uomo che sa troppo, la sua fuga on the road - e lo trasfigura per scrivere un romanzo filosofico che interroga il lettore sulla natura fisica dell’universo e sulla natura umana. Perché alla fine il lettore sospetta che solo quando è fallata, la vita valga la pena di essere contemplata, soltanto quando è visionaria, allucinata, desolata, e per questo bellissima come una ragazza schizofrenica che calcola il suono del violino perfetto senza mettere nulla per iscritto. Perché il secondo libro non è nemmeno più un romanzo, ma un trattato filosofico in forma di dialogo, anzi di colloquio psichiatrico, dove tutto ciò che ha valore ed è interessante viene detto dalla paziente, da lei, la ragazza schizofrenica che non vuole prendere farmaci, non vuole curarsi. Perché le domande ci sono tutte - cos’è il linguaggio, cos’è la matematica, cos’è la materia, cos’è la realtà, cos’è l’uomo, cos’è la vita - mentre le risposte sono incerte, e sollevano solo altre domande. Perché, sembra dire infine l’autore, la conoscenza ha limiti invalicabili, che nemmeno l’intelligenza e la sensibilità prodigiose portate in dono dalla malattia mentale possono riuscire a superare. E allora tocca solo fare altre domande e attendere la fine stringendo la mano di qualcuno.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.
In lista!
Gran romanzo