"Il buio nella mente" di Claude Chabrol (1995)
Un film che racconta la lotta di classe senza coscienza di classe, nell’era televisiva dell’olocausto cerebrale
Catherine assume la giovane Sophie come cameriera, ma presto cade sotto l’incantesimo della misteriosa e indisponente Jeanne, un’impiegata delle poste che apre le lettere altrui. Ci sono tutti gli elementi per un racconto di omicidio, violenza e tradimento (dalla presentazione su MUBI).
Perché vederlo
Perché ci sono i padroni e ci sono i proletari. Anzi, le proletarie. Perché i padroni sono buoni, raffinati, colti, educati, spigliati, emancipati, belli. Perché le proletarie sono cattive, rozze, analfabete, goffe, maleducate, matte, brutte. Anzi, “ripugnanti”. Perché i padroni, per una volta, la pagano, e carissima. E perché le proletarie, per una volta, vincono. Anzi, perdono, com’è inevitabile, ma con metodo. E senza coscienza di classe, perché per quella, nell’era televisiva dell’olocausto cerebrale, non c’è più posto. Anzi, senza coscienza e basta, perché nemmeno quella abita più le desolate lande capitalistiche del secondo millennio che finisce, e del terzo che comincerà uguale al precedente. Anzi, diseguale.
Dove vederlo
Su MUBI, la piattaforma del cinema di qualità. Oppure acquistatelo su supporto fisico o prendetelo in prestito dalla vostra biblioteca, come abbiamo fatto noi.