C'erano Babbo Natale, Superman, Gesù... (1)
Una storia che sa di roba in scatola, video-chiamate difficili e pulsanti rossi
Prima puntata di due
L’ultimo giorno del mondo di prima iniziò come tutti gli altri.
Appena sveglio, dopo una notte agitata da sogni che non ricordavo, accesi lo smartphone e ricevetti la consueta mitragliata di messaggi su Whatsapp. Erano le immancabili cazzate, ma, come Ulisse con le sirene, fui incapace di resistere e le lessi comunque tutte, dalla prima all’ultima.
Già sovraccarico, mi sovraccaricai ulteriormente sia durante la colazione, con la lettura delle news su Telegram, insulse e uguali a quelle del giorno prima, sia durante il viaggio in treno per la città, con l’ascolto di un podcast true crime che pareva scritto da un algoritmo e, come ogni volta, mi fece rimpiangere l’epoca in cui ero capace di leggere libri di carta.
Al lavoro fu la solita solfa grottesca, che lo era ancora di più in quanto grottesca pareva solo a me, che andavo per i cinquanta e lì, in quell’agenzia di comunicazione, ero già il più vecchio, l’unico che si stava rivelando incapace di restare al passo coi tempi. Che significava, soprattutto, interagire coi colleghi esclusivamente a colpi di chat e video-chiamate, anche se i colleghi erano vicini d’ufficio. L’elemento più grottesco, tuttavia, non era quello, ma il fatto che poi, quando li incrociavi per sbaglio nei corridoi, coloro che fino a un minuto prima ti avevano tramortito a colpi di faccine sorridenti o addirittura lacrimanti dalle risate, ti salutavano a stento, con immane fatica, in volto un’espressione a metà tra il Giacomo Leopardi della sera del dì di festa e Mercoledì della famiglia Addams.
Durante la pausa pranzo ricevetti un messaggio di mia moglie: “Ho deciso di lasciarti”. Eravamo in rotta da tempo e Donatella da un paio di settimane era tornata dalla madre, ma liquidarmi con un messaggio mi parve eccessivo persino per lei. “Possiamo parlarne a voce?”, le risposi. E a quel punto ricevetti la sua video-chiamata.
- Ho deciso di lasciarti - ribadì, prima di aggiungere: - Ora scusami ma ho una video-riunione al lavoro e non posso trattenermi. Ti saluto.
Frastornato, mi trascinai nel mio ufficio, dove meditai durante tutto il pomeriggio per capire quale fosse stato, esattamente, il momento in cui la mia vita aveva iniziato ad andare a rotoli. Non lo capii.
Arrivarono le sei di sera. L’ora della presentazione del mio ultimo libro. Oltre che impiegato in quell’agenzia di comunicazione, ero anche uno scrittore di romanzi. Che però non vendevano più niente. L’editore mi aveva spiegato che ormai il romanzo era un formato vecchio e bisognava abbandonarlo. Quello appena pubblicato sarebbe stato il mio ultimo, poi avrei dovuto cambiare. Non importava come, l’importante, mi aveva detto, era innovare, diversificare. E intanto, per quell’ultimo romanzo, mi aveva fissato una serie di presentazioni in diretta streaming. Anche presentare un libro in presenza, mi aveva detto, era una cosa ormai superata, perché la gente non aveva più tempo né voglia di spostarsi fisicamente, quando poteva collegarsi on-line. Anche gli acquisti di libri, mi aveva detto, ormai si facevano solo per via elettronica. Così, rassegnato, mi collegai e presentai il mio libro. Che significò parlare per mezz’ora a uno schermo dove vedevo solo la mia faccia (non era un bel vedere) e quella del presentatore (quasi peggio), il quale alla fine, senza nemmeno sognarsi di chiedere se c’erano domande dal pubblico (perché forse, temetti, un pubblico nemmeno esisteva), concluse inviando in chat il link alla libreria digitale dove il libro si poteva acquistare con uno sconto del 15%. Una volta terminata la diretta, avrei voluto chiedergli alcune cose, tipo quanta gente si era collegata e quanti in genere compravano poi i libri presentati a quel modo, ma lui mi liquidò dicendo che purtroppo non aveva tempo di trattenersi, perché doveva iniziare la presentazione in diretta streaming di un altro libro.
Frustrato, lasciai l’ufficio e me ne tornai a casa.
La cena a base di roba in scatola mi parve meno appetitosa di quella che servii a Trottola, il mio gatto, ma almeno, pensai, non era un’esperienza virtuale. Mangiare era forse la sola cosa rimasta reale, che ancora non si poteva fare on-line.
Dopo cena ricevetti una video-chiamata da mia madre, la quale, nonostante le mie ripetute spiegazioni, non aveva ancora capito che una video-chiamata richiede una connessione internet decente e quindi, anziché usare il suo vecchio telefono fisso, perfettamente funzionante e in grado di raggiungere l’elementare scopo di consentire una conversazione intellegibile, preferiva da qualche tempo mettere mano allo smartphone che mio fratello le aveva sciaguratamente regalato e prodursi nel tentativo di video-chiamarmi. “Almeno così posso vederti”, si giustificava riferendosi al fatto che, da quando abitavamo distanti, andavo a trovarla troppo raramente. Sì, peccato che “vedere” fosse un termine decisamente eufemistico. La debolezza della sua connessione consentiva a malapena di intuire chi ci fosse all’altro capo, riproducendo volti sfocati e sformati, che si muovevano a scatti come manco i primi filmati ottocenteschi. “Donatella mi ha lasciato”, le dissi dopo i convenevoli di rito. Seguì un lungo istante di silenzio immobile che scambiai per una reazione attonita e sconvolta, ma era solo la connessione che aveva smesso di funzionare, congelando il volto di mia madre. Che quando si sbloccò disse, o almeno così mi parve: “Cos’è che ha fatto Donatella?”. “Mi ha lasciato”. “Ti ha baciato?”. “Mi ha lasciato!”. “Scusa, Gianni, ma non ho capito, ti sento male”. Sospirai. “Nulla, mamma, non è importante, ci sentiamo domani”. “Va bene caro, riguardati e saluta tanto Donatella”, furono le sue parole di commiato, o almeno così mi parve.
Mi accasciai sul divano, esausto. Non avevo sonno, però, né intendevo starmene lì a rimuginare sul fallimento che era diventata la mia vita, e quindi decisi di guardarmi un film. Accesi la tv e mi collegai a Netflix. Era stata Donatella a volersi abbonare, io all’inizio ero contrario. I film bisogna guardarli al cinema, avevo protestato, con una reminiscenza del cinefilo che ritenevo di essere fin dai tempi dell’università. Poi però, senza sapere ancora come, mi ero fatto ipnotizzare anche da quello. Avevo tacitato la mia coscienza raccontandomi che anche su Netflix, ogni dieci film, ce n’era uno di qualità. Che magari usciva direttamente sulla piattaforma e al cinema nemmeno ci passava. Bisognava solo scovarlo. Il che richiedeva l’attivazione di una procedura alquanto macchinosa. In prima battuta dovevo individuare, tra la sterminata quantità di film disponibili, quelli che, per varie ragioni, mi apparivano papabili. Poi, per ciascuno dei candidati, dovevo andare a leggermi le recensioni pubblicate sui cinque migliori siti web dedicati al cinema di qualità. Se e solo se non c’erano stroncature e la maggioranza delle recensioni era più che buona, allora inserivo il film nella mia lista. In genere, a superare il terribile vaglio era solo un film su cento. Ma soprattutto la procedura richiedeva tempo. Così che, quando arrivavo al film prescelto, quasi sempre mi accorgevo che era già troppo tardi, e quindi rinunciavo alla visione. Così accadde anche quella sera.
Incazzato, decisi di rifarmi con qualche acquisto compulsivo on-line. Comprai libri che probabilmente non avrei mai letto (da qualche tempo non ero più capace di concentrarmi nella lettura di qualcosa che fosse più lungo di un messaggio su Whatsapp o di un post sui social) e dischi che probabilmente non avrei mai ascoltato (da quando avevo cambiato la macchina, ossia il posto dove ero più avvezzo ad ascoltare musica, a bordo non avevo più a disposizione un lettore CD ma una porta USB, dove avrei dovuto infilare lo smartphone per ascoltare musica su Spotify: per evitare di cadere nello stesso tunnel di Netflix, avevo immediatamente scartato l’idea).
A quel punto, a mezzanotte ormai suonata e con la certezza pesante di non aver combinato nulla di buono durante l’intera giornata, mi calò inesorabilmente la palpebra. Feci appena in tempo a silenziare lo smartphone e poi, lì sul divano, quasi senza accorgermene, crollai addormentato.
Fine della prima puntata
La seconda verrà pubblicata il 14 gennaio 2023
Beh, come giornata mi sembra proprio shitty. Curiosa di leggere cosa accadrà nel seguito.