"2666" di Roberto Bolaño (2004)
Un romanzo che porta in molti posti diversi, e da nessuna parte
La storia è una puttana molto semplice, che non ha momenti cruciali ma è una proliferazione di istanti, di attimi fugaci che competono tra loro in mostruosità
Delle molte leggende alla cui nascita Bolaño stesso ha contribuito, l'ultima riguarda la forma che "2666" avrebbe dovuto assumere. Si dice infatti che l'autore desiderasse vedere i cinque romanzi che lo compongono pubblicati separatamente, e se possibile letti nell'ordine preferito da ciascuno. La disposizione, ammesso che sia autentica, era in realtà un avviso per la navigazione in questo romanzo-mondo, che contiene di tutto: un'idea di letteratura per la quale molti sono disposti a vivere e a morire, l'opera al nero di uno scrittore fantasma che sembra celare il segreto del Male, e il Male stesso, nell'infinita catena di omicidi che trasforma la terra di nessuno fra gli Stati Uniti e il Messico nell'universo della nostra desolazione (dalla quarta di copertina).
Perché leggerlo
Perché questo romanzo di mille pagine somiglia in realtà a una sequenza di racconti, tenuti insieme da fili sottili. Perché sono racconti che non portano quasi mai da nessuna parte, e quando lo fanno, sono posti oscuri e da incubo alcune volte, e posti luminosi e da sogno altre. Perché sono posti di cui spesso si sente solo l’odore, che a volte è quello del sangue, del vomito e della merda, e altre quello delle alghe e delle rose illuminate. Perché, dopo l’Ulisse di Joyce, c’è 2666 di Roberto Bolaño. E nient’altro.
Dove comprarlo
Su Bookdealer, la piattaforma delle librerie indipendenti. O in una qualsiasi piccola libreria delle nostre città.